Loretta Sebastiani
Microbiologia industriale
I microrganismi aiutano l'uomo fin dall'antichità. Basti pensare alle produzioni alimentari di vino, birra, aceto, pane, yogurt, verdure fermentate ... Ecco la parola magica: fermentazione. Fermentazione che i microbi sia a cellula procariote che eucariote sanno fare benissimo. E poi da quando l'uomo ha capito meglio le loro vie metaboliche e ha imparato ad utilizzarli come veri e propri laboratori attraverso la tecnica del DNA ricombinante è esplosa la microbiologia industriale.
Batteri, lieviti, funghi inseriti in bioreattori, a volte della capacità di 300.000 litri, sono in grado di produrre di tutto. Dagli acidi organici agli enzimi, dagli antibiotici ai polisaccaridi, dall'insulina agli anticorpi monoclonali.
E moltiplicano anche loro stessi ottenendo quantitativi industriali di pesticidi biologici (Bacillus thuringiensis) o di lievito di birra.
Ovviamente sono processi delicati che richiedono studi attenti, complicati e lunghi prima di poter avviare un ciclo produttivo. Bisogna individuare un microrganismo idoneo che sia interessante per i suoi metaboliti o che sappia produrre molecole a lui estranee grazie ai vettori ingegnerizzati; che sia un alto-produttore; che abbia stabilità genetica; che sia facilemnte coltivabile e manipolabile.
Ma non basta. L'industria tiene sempre conto dei costi e della resa. Quindi i terreni di coltura sono diversi da quelli usati normalmente in laboratorio e i microrgnismi non devono subire stress biochimici e fisiologici perché in campo industriale i parametri sono nettamente diversi.
La presentazione che segue prende in considerazione tutti questi aspetti cercando di dare i principi generali della microbiologia industriale che servono per capire meglio le produzioni biotecnologiche.
- Fig. 1 - Industria biotecnologica AryoGen in Iran
- By Asemi - By our camera, CC BY-SA 3.0, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=36754821